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Siamo tutti bambini rotti dentro, chi più, chi meno ognuno ha le sue crepe.
Crepe che hanno una storia dal sapore molto antico. Hanno origine dal terreno in cui affondano le nostre radici.

I nostri genitori ci hanno amato per come potevano. Anche loro sono stati figli. Figli trascurati, figli non visti, figli maltrattati, figli senza genitori.
Anche loro sono stati bambini fragili.

Ma cosa succede se le fragilità dei genitori ricadono sulla vita dei figli?

Il modo in cui amiamo è il riflesso del modo in cui siamo stati amati.
Certe storie, certi eventi traumatici, lasciano tracce che creano come una catena invisibile che passa di madre in figli*
Se mia mamma è stata una bambina trascurata, non ha potuto darmi altro amore confuso che quello che ha conosciuto.

Ereditiamo i pesi di storie passate, di cui spesso sappiamo poco o nulla. Ma ce li portiamo sulle spalle, nei nostri passi incerti, negli occhi pieni dì lacrime.

A questo punto sta a me decidere. Cosa ci faccio con la mia storia? Come la faccio fiorire?

Le nostre storie possono diventare ali o catene.
E non si tratta di liberarsene ma di comprenderle per farle diventare risorsa.

Vedere e comprendere mi permette di spezzare la catena. Mi permette di diventare l’adulto di cui avrei avuto bisogno quando ero bambino e fare pace con la mia storia.

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